22 dicembre 2013

Il “mostro tipico” di Sicilia: ‘u Sugghiu

L’orripilante animale dal volto quasi umano e col corpo da rettile viene di tanto in tanto avvistato nelle zone umide dell’isola e di un po’ tutto il Sud Italia. Un “sopravvissuto” della Preistoria o una creatura aliena “dimenticata” sulla Terra?

     Chissà che, come è capitato in Scozia con il famoso “Mostro di Loch Ness”, la curiosa bestia rara chiamata “Sùgghiu” non possa costituire per la Valle dell’Alcantara e per la Sicilia in genere un’attrattiva turistica. Di recente è stata vista fare capolino nelle campagne tra Francavilla e Mojo con la sua testa un po’ da uomo-bambino, un po’ da cane ed un po’ da topo, una criniera sulla nuca ed il resto del corpo, lungo circa un metro e mezzo e dal diametro di circa quaranta centimetri, ricoperto di squame bruno-olivastre. Uno stranissimo ibrido, insomma, tra un essere umano, un mammifero ed un rettile. Tra i suoi vari avvistatori nei diversi angoli della Sicilia, qualcuno l’ha definito “un anfibio antropomorfo”, mentre qualche altro, più semplicemente, un grosso serpente con la testa canina. E c’è pure chi lo descrive come un “nano”, essendoglisi presentato in posizione eretta alla stregua di un essere umano. 

     Caratteristico il suo potentissimo, lamentoso e stridente verso, catalogato “a metà strada tra il raglio dell’asino ed il grugnito del porco” e probabilmente utilizzato dalla bestia per urlare all’Universo la propria rabbia: il Sugghiu, infatti, rimpiangerebbe a livello ancestrale le profondità marine in cui, agli albori della sua specie, era solito abitare e che, adesso, ricercherebbe nelle zone costiere o attraversate da fiumi, acquitrini e paludi, proprio come parecchie contrade della Valle dell’Alcantara. Si dice anche che il possente urlo di questa creatura misteriosa costituisce una sorta di “chiamata a raccolta” per tutti gli animali presenti nel circondario, i quali si avvicinano incautamente al Sugghiu che si avventa su di essi divorandoli senza porsi alcun problema di… digeribilità in quanto il suo stomaco sarebbe in grado di ingurgitare financo le pietre. 

     L’istinto di autoconservazione porta l’uomo che avvista il Sugghiu a darsela a gambe levate o, nel caso dei più coraggiosi, a tentare di annientarlo; ma nessuno sino ad oggi è riuscito in tale impresa: come ha raccontato un cacciatore dalla mira straordinaria che gli ha esploso addosso l’intero caricatore del suo fucile, il corpo di questo animale è in grado di resistere anche a proiettili e pallottole di qualsiasi calibro in quanto, con molta probabilità, è rivestito da una corazza durissima. 

     Esemplari dell’orripilante e feroce creatura sono stati sino ad oggi avvistati un po’ in tutte le regioni del Meridione d’Italia, che le hanno attribuito nomi diversi, fino all’italianizzato “Suglio”. Dal punto di vista scientifico, il Sugghiu si tende ad identificarlo con la culofia (in dialetto modicano trasformata in “culevra” o “culebra”), che altro non è che un grosso serpente; ci permettiamo, tuttavia, di dissentire da questa catalogazione zoologica visto che, stando alle testimonianze di chi l’ha avvistato, si è in presenza di qualcosa di più di un “normale” serpente, sia pur dalle ragguardevoli dimensioni come, per l’appunto, la culofia: basti pensare che il serpente non è dotato di arti, mentre il Sugghiu – come prima accennavamo - qualcuno lo ha anche visto ergersi in piedi fino ad assumere le sembianze di un nano o di quella particolare creatura leggendaria, tramandata dalla tradizione popolare, denominata “folletto”. 

     Ai “sugghi” sono legati diversi aneddoti e modi di dire. I genitori, ad esempio, tentavano di dissuadere i figli piccoli dal recarsi in luoghi sperduti e poco sicuri dicendo loro: «Nun jiri ‘dda ca veni u sugghiu e ti pigghia» («Non andare lì perché arriva il sugghiu e ti rapisce»). “Proverbiale”, in particolare, è il “Sugghio” stanziatosi nel borgo marinaro di Torre Archirafi, frazione del Comune etneo di Riposto. E’ da qui che deriverebbe lo scherzoso insulto rivolto alle persone dall’aspetto sgradevole «Assumigghi a nu Sugghiu da Turri» («Assomigli ad un Suglio di Torre Archirafi»), anche se tale battuta potrebbe pure essere riferita alla torre medievale che domina il paese di Brolo, popoloso Comune tirrenico del Messinese dove un Sugghiu sarebbe stato visto affiorare improvvisamente dalle acque del mare per divorare un vitello che si era spinto sino alla spiaggia per dissetarsi. Sempre a Torre Archirafi, gli abitanti del luogo raccontano, inoltre, di un Sugghiu divenuto… capro espiatorio. Alcuni decenni fa, in pratica, nella frazione ripostese si registravano continui furti nelle campagne adiacenti al centro abitato ad opera di un comune ladro il quale, per allontanare eventuali sospetti sul suo conto, mise artatamente in giro la voce che a compiere quelle razzie era un… Sugghiu. In altre parti della Sicilia, il “suglio espiatorio” veniva utilizzato anche per giustificare i furti di bestiame. 

     Tornando a Torre Archirafi, non è esso l’unico angolo della nostra regione che il Sugghiu avrebbe eletto a “domicilio” ideale: oltre che nella zona pedemontana etnea, in Sicilia la mostruosa creatura sarebbe “di casa” anche nei territori delle Madonie (in particolare a Finale, in provincia di Palermo, dove qualche anziano del luogo racconta di aver ingaggiato, in contrada Ponte Arancio, combattimenti corpo a corpo con tale bestia ) e della costa tirrenica messinese. 

     A questo punto, facendo mente locale, verrebbe di dar ragione a chi sostiene che il Sugghiu, considerando il suo aspetto alquanto anomalo e la sua “sovrumana potenza”, potrebbe essere una creatura aliena, proveniente da altri mondi e magari “dimenticata” sulla Terra da qualche navicella extraterrestre, proprio come è successo al piccolo (ma innocuo) “E.T.”, protagonista del celeberrimo film di Steven Spielberg. Questo perché a Torre Archirafi (dove dalla fine degli Anni Settanta ad oggi si sono registrati parecchi avvistamenti ufologici) e nella costa tirrenica tra Messina e Palermo (vedi i misteriosi incendi ed i fenomeni elettromagnetici di Caronia) si verificano spesso accadimenti strani, inspiegabili alla mente umana. Guarda caso, si tratta proprio dei luoghi in cui il Sugghiu è stato maggiormente avvistato ed in cui si sospetta l’esistenza di “piattaforme” (probabilmente sottomarine) piazzate in loco da esseri venuti da altri pianeti. 

     Escludendo l’ipotesi extraterrestre, il Sugghiu potrebbe anche essere un animale preistorico che ha seguito un proprio ciclo evolutivo per poi arrivare a noi nella sua forma attuale, magari dopo millenni di letargo. 

     Sta di fatto che così come il Centro America col Chupacabra, l’Himalaya con lo Yeti e la Scozia con il famoso Nessie di Loch Ness, pu
re i nostri territori, e più in generale tutto il Sud Italia, grazie al Sugghiu possono anch’essi vantare il loro “mostro tipico”.


     
RODOLFO AMODEO 

Archivio