19 marzo 2013

Gesù era un “mutaforma”. Lo attesta antico testo copto apocrifo

Un testo egiziano recentemente decifrato, risalente a circa 1.200 anni fa, racconta una parte della storia della crocifissione di Gesù, colpi di scena apocrifi, precedentemente sconosciuti fino ad oggi.
Scritto in lingua copta, il testo parla di Ponzio Pilato, il giudice che autorizza la crocifissione di Gesù, pranza con Gesù prima della crocifissione e che offre suo figlio al posto di Gesù. Ciò spiega anche perché Giuda impiegò specificamente un bacio per tradire Gesù – perché Gesù aveva la capacità di cambiare aspetto, secondo ciò che è scritto nel testo – e immette il giorno dell’arresto di Gesù nella sera di martedì piuttosto che di giovedì, elemento che parte con la cronologia di Pasqua.

La scoperta del testo non significa che questi eventi si siano verificati, ma piuttosto che la gente dell’epoca sembrava crederci, ha dichiarato Roelof van den Broek, dell’Università di Utrecht nei Paesi Bassi, che nel 2013 ha pubblicato la traduzione nel libro dal titolo “‘Pseudo-Cyril of Jerusalem on the life and the passion of Christ“.

Le copie del testo si trovano in due manoscritti, uno alla biblioteca Morgan di New York e l’altro al museo dell’Università della Pennsylvania. La maggior parte della traduzione proviene dal testo di New York, perché il testo in questione del manoscritto della Pennsylvania è quasi illeggibile.

PONZIO PILATO A PRANZO CON GESU’
Mentre le storie apocrife su Pilato sono note da molto tempo, van den Broek ha scritto, in una email inviata al sito internet di “Livescience“,  (ndr di cui stiamo proponendo la traduzione dell’articolo) che non aveva mai visto prima che Pilato offrisse di sacrificare il suo proprio figlio al posto di Gesù.

“Senza ulteriori indugi, Pilato preparò un pasto e lo mangiò con Gesù il quinto giorno della settimana. E Gesù benedisse Pilato e tutta la sua casa“, si legge in una parte del testo tradotto. Pilato disse più tardi a Gesù: “Beh, guarda, la notte è arrivata, alzati e vai via, e quando il giorno nascerà e mi accuseranno a causa tua, io darò loro il mio unico figlio, affinché possano ucciderlo al posto tuo“.

Nel testo, Gesù lo conforta e dice: “Oh Pilato, tu meriti un grande ringraziamento perché tu ti sei mostrato ben disposto verso me“. Gesù spiega anche a Pilato che avrebbe potuto fuggire se avesse voluto. “Allora, Pilato guardò Gesù e il suo corpo divenne invisibile: non lo vide più per molto tempo…“, afferma il testo.

Pilato e sua moglie, quella notte, ebbero delle visioni che mostrarono un aquila (che rappresentava Gesù) che veniva uccisa.

Nelle Chiese copte ed etiopiche, Pilato è considerato come un santo, il che spiega il ritratto simpatico del testo, spiega van den Broek.

PERCHE’ GIUDA SI SERVI’ DI UN BACIO 
Nella Bibbia canonica, l’apostolo Giuda tradì Gesù in cambio di monete e gli diede un bacio per identificarlo, che portò Gesù all’arresto. La storia apocrifa spiega il motivo del bacio: perché Gesù aveva la capacità di cambiare aspetto.

“I Giudei dissero poi a Giuda: come lo arresteremo, visto che non si mostra mai con un solo aspetto e il suo aspetto cambia. A volte è rossastro, a volte è bianco, a volte è rosso, a volte ha il colore del grano, a volte è pallido come un asceta, a volte è giovane, a volte è vecchio…“.

Questo porta Giuda a suggerire il bacio come mezzo per l’identificazione. Se Giuda avesse dato una descrizione di Gesù, avrebbe potuto cambiare d’aspetto. Abbracciando Gesù, Giuda poteva dire esattamente alla gente chi fosse.

Troviamo già questa spiegazione anche prima del bacio di Giuda: “Questa spiegazione del bacio di Giuda fu trovata per la prima volta da Origène (un teologo vissuto dal 185 al 254 d.C.)“, scrive van den Broek. Nel suo libro, “Contra Celsum“, Origène, scrittore dell’antichità, dichiarò che “per quelli che lo videro, non appariva mai nello stesso modo in tutto il mondo“.

L’IMPOSTURA DI SAN CIRILLO
Il testo è scritto sotto il nome di San Cirillo di Gerusalemme che visse nel 4° secolo. Cirillo affermava che la storia di Pasqua faceva parte di una omelia (un tipo di sermone). Numerosi testi antichi pretendono di essere delle omelie di San Cirillo e, probabilmente, non furono realizzate dal santo nella sua vita reale, spiega nel suo libro van den Broek. Agli inizi del testo, Cirillo, o la persona che scrisse in suo nome, sostiene che un libro trovato a Gerusalemme delineava gli scritti degli apostoli sulla via e la crocifissione di Gesù: “Ascoltatemi, oh miei figli onorati, e lasciatemi che vi dica una cosa che abbiamo trovato scritto nella casa di Maria…“, afferma una parte del testo.

In questo caso, è improbabile che un tale libro sia realmente esistito. Van den Broek ha affermato che dichiarazioni di questo genere furono utilizzate dallo scrittore “per rinforzare la credibilità dei punti di vista particolari e di fatti non canonici, attribuendoli a una fonte apostolica“, aggiungendo che si possono trovare frequentemente degli esempi di questo sotterfugio nella letteratura copta.

ARRESTATO IL MARTEDI’
Van den Broek si è detto sorpreso della modifica effettuata dallo scrittore della data, nel testo, dell’Ultima Cena con gli apostoli e dell’arresto di martedì. Infatti, nel testo, la vera Ultima Cena sembra essere avvenuta con Ponzio Pilato. Tra il suo arresto e la cena con Pilato, venne portato davanti a Caifa ed Erode.

Nei testi canonici, l’Ultima Cena e l’arresto di Gesù si tenne il giovedì sera e i cristiani moderni celebrano questo evento con le messe del Giovedì Santo. “Resta notevole il fatto che lo pseudo-Cirillo racconta la storia dell’arresto di Gesù il martedì sera, come se la storia canonica sul suo arresto del giovedì sera (che è commemorata annualmente nelle messe della Settimana Santa) non esistesse!“, scrive  van den Broek nel suo messaggio via email.

UN DONO A UN MONASTERO…E POI UN DONO A NEW YORK
Circa 1.200 anni fa, il testo new-yorkese si trovava nella biblioteca del monastero di San Michele nel deserto egiziano, presso l’attuale al-Hamuli nella parte occidentale del Fayoum. Il testo afferma nella sua traduzione, che fu un regalo dell’architetto Padre Paul, il quale “rese possibile questo libro con il suo lavoro“.

Il monastero sembra aver cessato le sue attività intorno agli inizi del 10° secolo, e il testo fu riscoperto nella primavera del 1910. Nel dicembre 1911, fu acquistato, con altri testi, dal finanziere americano J.P. Morgan. La sua collezione fu aperta più tardi al pubblico ed entrò a far parte dell’attuale Biblioteca e Museo Morgan di New York. Il manoscritto attualmente fa parte dell’esposizione del museo dal titolo “Tesori della Cripta” che si terrà fino al 5 maggio 2013.

CHI CI CREDEVA?
Van den Broek scrive nel suo messaggio che “in Egitto, la Bibbia era stata già canonizzata nel 4° e nel 5° secolo, ma che le storie apocrife e i libri rimasero popolari tra i cristiani egiziani, soprattutto tra i monaci“.

Considerando che la gente del monastero crede nel testo che è stato tradotto recentemente, “in particolare i monaci più semplici“, non era convincente che l’editore del testo credesse a tutto ciò che era scritto, ha dichiarato van den Broek.

“Io trovo che sia difficile da pensare che ci credesse realmente, ma alcuni dettagli, ad esempio il pranzo con Gesù, potrebbero averlo convinto che ciò si fosse svolto realmente“, scrive van den Broek. “Le persone di questa epoca, anche se ben istruite, non hanno un atteggiamento storico critico. Se i miracoli sono sempre esistiti, perché questa vecchia storia non può essere vera?“.

Traduzione a cura di Antonio De Comite
Fonte: ufoedintorni

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